giovedì 18 ottobre 2012

sti cazzi

ora chiamami ubriacone, se non sai più cosa darmi. ora chiamati ubricaca, se non sai cosa dire. o forse resta in silenzio apettando di scoprire le nuove carte, che poi non sono altro che i riflessi al mio fare. non ti chiedo più niente, so che non c'è nulla io possa darti, non cerco più niente dentro te, so che oramai sei vuota. ma ora chiamami ubriacone, se non ricordi il nostro passato, o forse chiamati ubriaca, se come stai adesso è meglio di prima, però non mi chiedere più cosa ne penso, ne gioca con me come con l'elastico. chiedimi tutto quello che vuoi, io quando potrò ti darò tutto, ma non mi chiedere più di dare me stesso, sarebbe stato inutile darti tutto quello che ti sto dando. sei la cosa più inutile che ho piacere di portarmi dietro: il mio cadavere, o, se preferisci, la tua vittoria. (miles davis bitch brew)

giovedì 7 giugno 2012

palle moscie

ho scelto, ma più penso alla scelta fatta e più mi sento senza energie.
ed ho programmato, e quindi mi sembra assurdo perdere di vista il bersaglio dopo tutta questa preparazione.
inoltre se penso follemente a voler rivedere la scelta presa, le alternative a questo punto mi sembrano oltretutto piene di probemi e fallimentari per molti aspetti,
soprattutto nei confronti di me stesso.

faccio molta fatica in questi giorni a svolgere i soliti doveri, e non mi sento per niente a mio agio in questo stato.

forse è solo paura, forse no
ma questo periodo di testa contro testa mi sta disturbando parecchio, e non mi piace affatto.

è proprio adesso che ho bisogno di una risposta da me stesso di massima energia, mi ritrovo sgonfio come un palloncino bucato.

o forse è solo stanchezza di questi giorni? eppure non mi sembra di essermi stressato più di tanto.

vediamo che succede nei prossii giorni

domenica 25 dicembre 2011

è la prima guerra mondiale del terzo millennio, anche se molto probabilmente è scoppiata quando ancora il terzo millennio non era cominciato, risalire alla sua dichiarazione non è molto facile per i non addetti, perchè i cannoni stanno muti ed i deceduti non muoiono immediatamente e cruentemente nel contesto, ma con calma e da altre parti.
è una guerra strana e che purtroppo sta volgendo male per le sorti di chi l'ha scatenata, convinto di vincerla senza problemi, ed il passato è lo strumento più consono per prevedere il futuro.
le mosse che si stanno compiendo sono le stesse di tempi precedenti, ma con alcune piccole varianti moderne.
al tempo la propaganda diceva che le sorti del conflitto andavano come preventivato, e si chiedeva di donare l'ultimo oro per la giusta causa, che il futuro gratificante avrebbe reso ragione e felicità di questo sforzo.
oramai che questo trucco non funziona più, si impone di donare l'ultimo oro paventando la possibilità di rimanere non solo senza quello in un futuro, ma senza anche tutto il resto, e per farlo sapere non si utilizza una falsa propaganda sulle sorti positive che sta avendo lo scontro, ma si inviano emissari tecnici che spiegano con molto garbo e serietà che questo è il male minore per tutti, e soprattutto per chi, fra i "tutti", è più uguale degli altri.
e chi è più eguale degli altri ci crede, anche perchè le leve usate sulla sua ignoranza sono molto forti, ed il pensiero alla famiglia, ai figli, e quant'altre cose, sono piedi di porco (e due) che funzionano meglio della carota con l'asino.
crea la malattia e sarai sicuro di aver un cliente per il tuo farmaco, sia se la malattia è reale, sia se la malattia è virtuale, e sia se colui a rischio infezione non sei tu che la compri ma colui che la vende.

l'epilogo della storia alle nostre spalle è noto a tutti, con varianti geografiche si interpretano i fatti avvenuti in mille sfaccettature, ma l'epilogo è uno, indivisibile, e chiaro.

animale più uguale di tutti, prima di donare l'ultimo oro per poi diventare il nuovo partigiano che con l'aiuto (forse) di una nuova (ipotetica e quale?) coalizione soverchia colui che è diventato il tuo dittatore anche se fino a poco fa era il tuo messia salvatore, rifletti con coscienza se non il caso di imbracciare il tuo canto già da ora, ed ostacola colui che ti circonda con passione sperando in cuor suo che il tuo sacrificio si trasformi nel suo pass par tout per la sua salvezza.

siamo in guerra, non si sentono i botti e non si vede il sangue, ma la guerra ha sempre avuto un epilogo austero, soprattutto per il perdente, ed ancor di più per il perdente che ha tentato tutto fino all'ultimo sforzo.
alzare bandiera bianca quando ci sono ancora forze e soldati da impiegare nel conflitto forse può essere considerato vile, o forse può essere considerato coscienza, a seconda dei punti di vista, ma sicuramente provoca meno vittime di quanto verrà provocato dallo scontro (silenzioso) finale e dalle sue ripercussioni, sia nell'esercito impiegato che nell'ambito civile.

venerdì 11 novembre 2011


mercoledì 23 marzo 2011

meno sette


lunedì 28 febbraio 2011

28 febbraio 2011.

catena n°1 sciolta.

ora tocca ultimare solo la catena n°2.

e poi si ritorna in libertà


giovedì 27 gennaio 2011




se la qualità della propria vita è cosa importante, e sembra non ci sia ombra di dubbio... la qualità della propria anima cos'è?

le tue bombe cadono nel mio giardino,
i tuoi insegnamenti, elargiti per il mio futuro, hanno corrotto la mia natura,
i tuoi comandamenti, imposti per il mio bene, hanno imprigionato la mia anima,
le tue spiegazioni, non richieste e non dovute, hanno invaso il mio pensiero,
ed io mi ero fidato di te.

venerdì 24 settembre 2010

nel giardino della principessa c'erano i fiori più strani di questo mondo.
ed oltre ai fiori c'erano un sacco di varietà di piante, quasi a voler ricreare una piccola arca di noè del mondo vegetale in un piccolo atollo di terra.
la principessa amava i fiori ed i giardinieri erano ben coscienti del loro ingrato ruolo, che non era il semplicemente far crescere delle piante, ma accudire una piccola prole, ed a seconda dei risultati ottenuti si era o degli eroi o dei falliti.
artemide era un ottimo giovane e promettente artista di tale ruolo, e si cimentava con e per passione al dialogo con le piante, un dialogo fatto di sguardi ed interpretazioni, e mille altre fantasticherie, dettate dal contesto.
e quindi egli spesso innaffiava col contagocce alcune piante in alcuni giorni ed altre invece le annegava quasi, perchè loro gli avevano detto che quello volevano da lui, o le spostava, col suo piccolo zappettino in mano, premurosamente, le dissodava con cura, stando attento a non tranciare alcuna radice, e le ripiantava in un altro angolo del giardino, perchè le piante gli avevano detto le loro simpatie ed antipatie per i propri vicini.
ed anche armoniosamente si circondava di pensieri pensando a tutto quello che potevano scambiarsi fra di loro le piante, soprattutto quelle una affianco all'altra.
e se sbucava fuori un nuovo fiore da una pianta nuova che gli ricordava altri fiori del giardino, pensava e fantasticava sul come quelle piante avessero potuto fare per poterlo fare nascere.
artemide era spesso considerato un folle dai raccoglitori di limoni e di pesche che lo vedevano assorto mentre loro si aggiravano per il giardino della principessa a raccogliere i frutti.
lo consideravano estremamente pazzo quando, parlando di quello che combinava li in mezzo alla terra con i suo strumenti, invece che indicare le specie dei fiori che aveva trattato, usava nomi veri e propri, ed i fiori non erano più rose, margherite, violette, orchidee, ma diventavano francisca, orianna, sabine, od elisha.
un giorno nacque in un angoletto un po nascosto del prato, all'ombra di un vecchio limone, ofelia, un gracile sbuffo di petali strizzati dentro un bocciolo dalla forma goffa ed ricurva.
artemide ci si avvicinò per caso, mentre andava in cerca di un posto dove mettere un fiore che gli aveva detto esser stufo di troppo sole e troppe chiacchiere delle piante vicine.
ofelia era molto spaventata di vedersi avvicinare da quell'omone che teneva in mano una pianta a lui sconosciuta e nell'altra aveva un pezzo di ferro in grado di spostare terra sufficente a travolgere un intera famiglia di piante.
però quell'uomo era strano, perchè quando la vide si fermò molto incuriosito, e molto delicatamente si chinò ad osservarla da vicino, le sorrise e le sbuffò sullo stelo un piccolo soffio di fiato, per poi lasciarla tranquilla li e proseguire nel suo dovere.
ofelia aveva già sentito spesso, invece, altri uomini andare li urlando di noia, perchè dovevano cogliere i limoni, ed erano sempre nervosi, e strillavano, ed erano sempre stati un incubo, nella sua gestazione sotteranea.

passate alcune ore dal suo primo incontro, l'uomo strano ritornò, e ofelia lo riconobbe ancor prima di averlo di fronte, dal passo molto leggero ed attento che portava, e dall'attenzione quasi premurosa che sentiva del suo appoggiare il piede sulla terra.
quindi non fu assolutamente spaventata, quando sentì i passi fermarsi di fronte a lei e lo vide di nuovo ricurvo ad osservarla, soffiandogli delicatamente sullo stelo, ma senza azzardarsi a toccarla.
aveva con se una piccola bacinella, dalla quale egli prese con una mano un po d'acqua e la sparse intorno a lei, tutto in cerchio affianco, schizzando con la punta delle dita un po qua e un po la, ma non rovesciando assolutamente manciate d'acqua su di lei.
e poi, con molta lentezza, dopo averla guardata più volte da varie angolazioni, il giovane si allontanò.
pronunciando... ofelia, tu sei ofelia. si.
ciao ofelia. io sono artemide.
a domani

il giorno dopo ofelia si era svegliata presto, l'alba era frizzante e lei era più disinvolta del giorno prima.
ed aspettava un po incoscientemente il sentire i passi leggeri avvicinarsi, mentre si divertiva a guardarsi intorno e a scrutare il mondo.
e passate alcune ore... i passi arrivarono.
sempre con la stessa cadenza ed il solito ritmo, con la stessa intensità e con la stessa propensione.
e anche quella volta si fermarono con la stessa distanza e modalità.
però c'era un sorriso diverso dentro gli occhi di artemide, quel giorno, ed ofelia un po si domandava il perchè.
come se avesse ascoltato la sua domanda, artemide rispose: non hai visto i tuoi petali ofelia, si sono spiegati alla luce del sole e del vento.
e sei bellissima.
vuoi un po di acqua?, le chiese.
ofelia un po timida ed un po sconcertata per essersi accorta solo adesso dei suoi petali, rispose di si.
ma lo fece tentennando, ed artemide capì che quel si era un si di circostanza, quindi sempre sorridendo, spruzzò con la punta delle dita un po d'acqua in giro, ridacchiando, come il giorno prima, ma mai direttamente su di lei.

crescendo ofelia era diventata un bel fiore davvero, tanto che artemide la presentò alla principessa, che subito se ne innammorò e chiese ad artemide di custoride quel fiore come un tesoro, e di trovare il modo di fargliene avere tante altre piante.

artemide ed ofelia passarono diversi giorni assieme, e divennero buoni amici, tanto che alla fine lei, seppur spaventata, accettò la sua proposta di spostarsi, ed andare in un punto del giardino dove c'era un altro fiore che le assomigliava per carattere.
e così con una grandissima premura, artemide prendendo il suo zappettino, dissodò con meticolosa cura la terra attorno ad ofelia, e la portò in dal fiore che artemide voleva farle conoscere.
erano un bel fiore anche lui, ed era pure molto affascinante nel suo fare; ofelia fece subito amicizia e si trovò subito in sintonia, e ringraziando artemide perse un po della sua timidezza e cominciò a giore del suo nuovo territorio.

passando i giorni, ofelia era sempre più felice e splendente per la sua nuova casa ed il suo nuovo compagno, e quella luce che viveva dentro era anche la luce che faceva apparire fuor di se, per cui era diventata la stella del giardino della principessa, talmente importante che la stessa principessa aveva vietato a qualsiasi persona di avicinarsi a lei per nessuna ragione al mondo, a parte lei stessa ovviamente, ed artemide.
... ovviamente dopo un po di tempo... ofelia divenne mamma.
e la principessa era contentissima
e tutti erano contentissimi
e tutto sembrò infinito e bello per sempre.

la principessa, contenta delle nuove piante di quel fiore stupendo, ordinò ad artemide di piantare un po ovunque i nuovi germogli, in modo che in qualsiasi angolo del giardino si fosse potuta ammirare la loro bellezza.
e così artemide fece.
ed intanto il tempo passava. anche se mentre lo si viveva sembrava fosse eterno e non si muovesse più.
però arrivò il giorno in cui il tempo diventò cosa reale, e non sembrava vero potesse accadere, ma accadde: la principessa un giorno, passando ad ammirare il suo giardino, notò uno dei suoi bellissimi fiori, che era più spento degli altri, un po avvizzito rispetto a quello che doveva essere, e ciò non poteva essere nel suo giardino.
e non ricordandosi assolutamente nulla di chi fosse quel fiore, ordinò ad artemide di porre rimedio: artemide, gli disse, questo fiore non è degno di stare in mezzo ai miei bellissimi fiori, levalo.

artemide sapeva benissimo chi era quel fiore, lo sapeva ancor prima che la principessa glielo avesse indicato, e ancor prima che fosse nata tutta la stirpe di ofelia lui sapeva che sarebbe finita così.

però artemide non era la principessa, e non avrebbe mai fatto del male a quella sua compagna di giorni per volontà della sua padrona.

e quindi, prendendo il suo solito zappettino, dissodò nuovamente ofelia, ben attento a non farle del male, e raccontandole per filo e per segno tutto quello che stava succedendo, la mise dentro un vaso assieme al suo compagno, dicendole che quello era l'unico metodo per poterli salvare.
e bagnandola ancora un poco con degli spruzzi d'acqua qua e la, li portò fuori del giardino di nascosto.
passò coperto per il paese e si diresse per la campagna, solitario, col vaso sotto braccio.
camminò un giorno intero, senza fermarsi nemmeno per mangiare, fino ad arrivare in una vallata affianco ad un paesino sperduto, all'ombra di una collina e di un boschetto.
in quel punto c'era una raduna piena di fiori, tutti fiori un po particolari. e c'erano tanti bambini che giocavano non lontano a quella raduna.
chi si rincorreva e chi giocava a palla, era tutto un mormorio di voci acute.
artemide si fermò e prese in mano il vaso contenente i due fiori.
e nell'altra mano prese il zappettino.
fece un fischio forte e tutti i bambini si fermarono un attimo e si radunarono intorno a lui salutandolo.
allora egli mise in mano ad uno di loro il vaso, e gli diede pure la zappettina, e gli disse dove dovevano essere messi i fiori.
i bambini sapevano oramai cosa dovevano fare: artemide era spessissimo andato da loro con tanti fiori in mano.
e senza fiatare il bimbo si diresse verso la raduna, e con la stessa cura che oramai ofelia conosceva da parte di artemide, la mise nel suo nuovo posto.
dicendole: ofelia, benvenuta, non sarai degna forse ormai più del giardino della principessa, ma qua da noi sei la benvenuta, e qua in mezzo a noi sarai tu una principessa.

venerdì 20 agosto 2010



se non fosse per noi uomini (e forse poche altre manciate di esseri viventi sparsi in qualche meandro dell'universo dotate di "intelligenza") la cosa più inutile e "soprassedibile" dell'esistente potrebbe essere il ragionare sulla questione della vita.

qualsiasi essere vivente tenta di sfuggire da un qualsiasi predatore e si mette sempre in fuga in caso di pericolo, ma nessuno si pone la questione della vita e della morte, a parte coloro (appunto) dotati di intelligenza (almeno, sembra).

ragni appesi al centro delle loro tele controllano i fili immobili
stando sotto per rendersi meno visibili ad ignare prede,
gioco di vita e di morte che non tiene conto della questione della vita e della morte

ed ad ogni movimento dei fili corrisponde un segnale,
o del cibo in arrivo,
o delle fauci che cercano cibo.

chissà che penserebbe tutto il tempo il ragno appeso a testa in giù immobile per ore in attesa di segnali,
se avesse un intelligenza umana.

domenica 30 maggio 2010



ancora e sempre affollamenti di nuovi schiavi e semidei
tannomai detto che gira la fortuna
e non rimane né il prima né un poi
un giorno splendido
un giorno sordido
qual è la tua formula?
un giorno bianco un giorno nero un giorno ricco un giorno povero meschino sfortunato
un giorno giallo un giorno rosso un giorno viola un giorno povero meschino sfortunato
prova la tua formula
che bella cosa che lieta meraviglia
non ci ha toccato né guerra né miseria
qui si può scegliere il dolce e il prelibato e speculare delle ore sulle crisi di mercato
e meno male che non tocca a noi
dovere vivere vendendo accendini lavando finestrini e poi tornare a casa
in trecento dentro uno schifo di stabilimento
così è la vita la fortuna può cambiare malamente
un giorno un pazzo si sveglia pensando
che esista una ìrazza miglioreî della nostra
un giorno un prete si sveglia scandendo
la mia religione è quella giusta non la vostra
piccolo uomo smemorato che impazzisci pensando a tutto questo
sei tu che scegli se diventare
tifoso di squadra squadrista arruolato
chierico dentista usuraio avvocato
prova a pensarti albanese pakistano
serbo croato messinese indiano sudanese marocchino
diventa allora piuttosto
inquilino pensionato del piano inferiore
taxista mutilato fioraio sciancato
negro povero malato meschino
diventa líescluso bimbo handicappato
il siero positivo il capro espiatorio
vittima ebreo scartato
che bella cosa che lieta meraviglia
non ci ha toccato né guerra né miseria
qui si può scegliere il dolce e il prelibato
e speculare delle ore sulle crisi di mercato
e meno male che non tocca a noi
dovere vivere vendendo accendini lavando finestrini e poi tornare a casa
in trecento dentro uno schifo di stabilimento
così è la vita la fortuna può cambiare malamente
tannomai detto che gira la fortuna
che non rimane né un prima né un poi
ancora e sempre affollamenti
di nuovi schiavi e semidei