venerdì 24 settembre 2010

nel giardino della principessa c'erano i fiori più strani di questo mondo.
ed oltre ai fiori c'erano un sacco di varietà di piante, quasi a voler ricreare una piccola arca di noè del mondo vegetale in un piccolo atollo di terra.
la principessa amava i fiori ed i giardinieri erano ben coscienti del loro ingrato ruolo, che non era il semplicemente far crescere delle piante, ma accudire una piccola prole, ed a seconda dei risultati ottenuti si era o degli eroi o dei falliti.
artemide era un ottimo giovane e promettente artista di tale ruolo, e si cimentava con e per passione al dialogo con le piante, un dialogo fatto di sguardi ed interpretazioni, e mille altre fantasticherie, dettate dal contesto.
e quindi egli spesso innaffiava col contagocce alcune piante in alcuni giorni ed altre invece le annegava quasi, perchè loro gli avevano detto che quello volevano da lui, o le spostava, col suo piccolo zappettino in mano, premurosamente, le dissodava con cura, stando attento a non tranciare alcuna radice, e le ripiantava in un altro angolo del giardino, perchè le piante gli avevano detto le loro simpatie ed antipatie per i propri vicini.
ed anche armoniosamente si circondava di pensieri pensando a tutto quello che potevano scambiarsi fra di loro le piante, soprattutto quelle una affianco all'altra.
e se sbucava fuori un nuovo fiore da una pianta nuova che gli ricordava altri fiori del giardino, pensava e fantasticava sul come quelle piante avessero potuto fare per poterlo fare nascere.
artemide era spesso considerato un folle dai raccoglitori di limoni e di pesche che lo vedevano assorto mentre loro si aggiravano per il giardino della principessa a raccogliere i frutti.
lo consideravano estremamente pazzo quando, parlando di quello che combinava li in mezzo alla terra con i suo strumenti, invece che indicare le specie dei fiori che aveva trattato, usava nomi veri e propri, ed i fiori non erano più rose, margherite, violette, orchidee, ma diventavano francisca, orianna, sabine, od elisha.
un giorno nacque in un angoletto un po nascosto del prato, all'ombra di un vecchio limone, ofelia, un gracile sbuffo di petali strizzati dentro un bocciolo dalla forma goffa ed ricurva.
artemide ci si avvicinò per caso, mentre andava in cerca di un posto dove mettere un fiore che gli aveva detto esser stufo di troppo sole e troppe chiacchiere delle piante vicine.
ofelia era molto spaventata di vedersi avvicinare da quell'omone che teneva in mano una pianta a lui sconosciuta e nell'altra aveva un pezzo di ferro in grado di spostare terra sufficente a travolgere un intera famiglia di piante.
però quell'uomo era strano, perchè quando la vide si fermò molto incuriosito, e molto delicatamente si chinò ad osservarla da vicino, le sorrise e le sbuffò sullo stelo un piccolo soffio di fiato, per poi lasciarla tranquilla li e proseguire nel suo dovere.
ofelia aveva già sentito spesso, invece, altri uomini andare li urlando di noia, perchè dovevano cogliere i limoni, ed erano sempre nervosi, e strillavano, ed erano sempre stati un incubo, nella sua gestazione sotteranea.

passate alcune ore dal suo primo incontro, l'uomo strano ritornò, e ofelia lo riconobbe ancor prima di averlo di fronte, dal passo molto leggero ed attento che portava, e dall'attenzione quasi premurosa che sentiva del suo appoggiare il piede sulla terra.
quindi non fu assolutamente spaventata, quando sentì i passi fermarsi di fronte a lei e lo vide di nuovo ricurvo ad osservarla, soffiandogli delicatamente sullo stelo, ma senza azzardarsi a toccarla.
aveva con se una piccola bacinella, dalla quale egli prese con una mano un po d'acqua e la sparse intorno a lei, tutto in cerchio affianco, schizzando con la punta delle dita un po qua e un po la, ma non rovesciando assolutamente manciate d'acqua su di lei.
e poi, con molta lentezza, dopo averla guardata più volte da varie angolazioni, il giovane si allontanò.
pronunciando... ofelia, tu sei ofelia. si.
ciao ofelia. io sono artemide.
a domani

il giorno dopo ofelia si era svegliata presto, l'alba era frizzante e lei era più disinvolta del giorno prima.
ed aspettava un po incoscientemente il sentire i passi leggeri avvicinarsi, mentre si divertiva a guardarsi intorno e a scrutare il mondo.
e passate alcune ore... i passi arrivarono.
sempre con la stessa cadenza ed il solito ritmo, con la stessa intensità e con la stessa propensione.
e anche quella volta si fermarono con la stessa distanza e modalità.
però c'era un sorriso diverso dentro gli occhi di artemide, quel giorno, ed ofelia un po si domandava il perchè.
come se avesse ascoltato la sua domanda, artemide rispose: non hai visto i tuoi petali ofelia, si sono spiegati alla luce del sole e del vento.
e sei bellissima.
vuoi un po di acqua?, le chiese.
ofelia un po timida ed un po sconcertata per essersi accorta solo adesso dei suoi petali, rispose di si.
ma lo fece tentennando, ed artemide capì che quel si era un si di circostanza, quindi sempre sorridendo, spruzzò con la punta delle dita un po d'acqua in giro, ridacchiando, come il giorno prima, ma mai direttamente su di lei.

crescendo ofelia era diventata un bel fiore davvero, tanto che artemide la presentò alla principessa, che subito se ne innammorò e chiese ad artemide di custoride quel fiore come un tesoro, e di trovare il modo di fargliene avere tante altre piante.

artemide ed ofelia passarono diversi giorni assieme, e divennero buoni amici, tanto che alla fine lei, seppur spaventata, accettò la sua proposta di spostarsi, ed andare in un punto del giardino dove c'era un altro fiore che le assomigliava per carattere.
e così con una grandissima premura, artemide prendendo il suo zappettino, dissodò con meticolosa cura la terra attorno ad ofelia, e la portò in dal fiore che artemide voleva farle conoscere.
erano un bel fiore anche lui, ed era pure molto affascinante nel suo fare; ofelia fece subito amicizia e si trovò subito in sintonia, e ringraziando artemide perse un po della sua timidezza e cominciò a giore del suo nuovo territorio.

passando i giorni, ofelia era sempre più felice e splendente per la sua nuova casa ed il suo nuovo compagno, e quella luce che viveva dentro era anche la luce che faceva apparire fuor di se, per cui era diventata la stella del giardino della principessa, talmente importante che la stessa principessa aveva vietato a qualsiasi persona di avicinarsi a lei per nessuna ragione al mondo, a parte lei stessa ovviamente, ed artemide.
... ovviamente dopo un po di tempo... ofelia divenne mamma.
e la principessa era contentissima
e tutti erano contentissimi
e tutto sembrò infinito e bello per sempre.

la principessa, contenta delle nuove piante di quel fiore stupendo, ordinò ad artemide di piantare un po ovunque i nuovi germogli, in modo che in qualsiasi angolo del giardino si fosse potuta ammirare la loro bellezza.
e così artemide fece.
ed intanto il tempo passava. anche se mentre lo si viveva sembrava fosse eterno e non si muovesse più.
però arrivò il giorno in cui il tempo diventò cosa reale, e non sembrava vero potesse accadere, ma accadde: la principessa un giorno, passando ad ammirare il suo giardino, notò uno dei suoi bellissimi fiori, che era più spento degli altri, un po avvizzito rispetto a quello che doveva essere, e ciò non poteva essere nel suo giardino.
e non ricordandosi assolutamente nulla di chi fosse quel fiore, ordinò ad artemide di porre rimedio: artemide, gli disse, questo fiore non è degno di stare in mezzo ai miei bellissimi fiori, levalo.

artemide sapeva benissimo chi era quel fiore, lo sapeva ancor prima che la principessa glielo avesse indicato, e ancor prima che fosse nata tutta la stirpe di ofelia lui sapeva che sarebbe finita così.

però artemide non era la principessa, e non avrebbe mai fatto del male a quella sua compagna di giorni per volontà della sua padrona.

e quindi, prendendo il suo solito zappettino, dissodò nuovamente ofelia, ben attento a non farle del male, e raccontandole per filo e per segno tutto quello che stava succedendo, la mise dentro un vaso assieme al suo compagno, dicendole che quello era l'unico metodo per poterli salvare.
e bagnandola ancora un poco con degli spruzzi d'acqua qua e la, li portò fuori del giardino di nascosto.
passò coperto per il paese e si diresse per la campagna, solitario, col vaso sotto braccio.
camminò un giorno intero, senza fermarsi nemmeno per mangiare, fino ad arrivare in una vallata affianco ad un paesino sperduto, all'ombra di una collina e di un boschetto.
in quel punto c'era una raduna piena di fiori, tutti fiori un po particolari. e c'erano tanti bambini che giocavano non lontano a quella raduna.
chi si rincorreva e chi giocava a palla, era tutto un mormorio di voci acute.
artemide si fermò e prese in mano il vaso contenente i due fiori.
e nell'altra mano prese il zappettino.
fece un fischio forte e tutti i bambini si fermarono un attimo e si radunarono intorno a lui salutandolo.
allora egli mise in mano ad uno di loro il vaso, e gli diede pure la zappettina, e gli disse dove dovevano essere messi i fiori.
i bambini sapevano oramai cosa dovevano fare: artemide era spessissimo andato da loro con tanti fiori in mano.
e senza fiatare il bimbo si diresse verso la raduna, e con la stessa cura che oramai ofelia conosceva da parte di artemide, la mise nel suo nuovo posto.
dicendole: ofelia, benvenuta, non sarai degna forse ormai più del giardino della principessa, ma qua da noi sei la benvenuta, e qua in mezzo a noi sarai tu una principessa.